Attacco LR
Gli obiettivi Leica, marchiati Leitz fino al 1986, mantengono nel tempo il loro valore e sono sempre molto richiesti. Se li si acquista entro il loro prezzo medio di mercato è lecito aspettarsi di poterli rivendere in tempi brevi e alla cifra pagata. Anche per questo motivo i Leica sono tendenzialmente e di un buon margine gli obiettivi vintage più costosi. Il primato in questo senso va probabilmente ai piccolissimi Leica M, progettati per le macchine a telemetro e incompatibili con l’attacco Canon EF.
Prima di acquistare un’ottica Leica R è importante farsi un’idea di quale sia l’effettivo valore di mercato della lente alla quale si è interessati. Non di rado questi obiettivi vengono proposti a 3-4 volte la loro quotazione media perché corredati degli imballi originali e in condizioni estetiche perfette.
È anche bene tener conto che revisionare un’ottica Leica ha un costo più alto del normale. Non tutti i centri di riparazione sono in grado di intervenire su questi obiettivi e quelli che possono farlo chiedono in genere tra i 100 e i 150 € per una revisione. Ancora oggi è possibile rivolgersi direttamente alla casa madre per riparare un Leica R, sono disponibili persino i pezzi di ricambio, ma il costo di questi interventi fa sì che di solito il gioco non valga la candela.
Nel nome di ogni obiettivo Leica è presente un termine che ne indica la luminosità massima:
- Gli Elmarit sono f/2.8
- I Summicron sono f/2
- I Summilux sono f/1.4.
Districarsi tra i vari modelli della serie Leica R non è semplice, quasi ogni lente esiste in numerose versioni e varianti, tutte recanti lo stesso nome. A cambiare è il codice identificativo, ma questo è normalmente omesso nelle inserzioni di vendita. Per fortuna è smplice reperire informazioni online sulle differenze tra le varie versioni di una stessa lente e di conseguenza imparare a distinguerle. La risorsa più preziosa a questo scopo è il sito Leica Camera Forum.
In genere quando si parla di “versione” si indica una differenza nello schema ottico, mentre quando si parla di “variante” si indica una differenza nella meccanica o nell’elettronica.
Una variante meccanica può riguardare l’estetica, l’attacco del paraluce, la filettatura frontale per i filtri e/o il numero di camme (irrilevante se si utilizza l’obiettivo su camere non Leica).
Con “variante ROM” si indica l’aggiunta di una componente elettronica, ossia dei contatti ROM sulla baionetta, che di norma fanno lievitare il prezzo di vendita. Questi contatti permettono all’obiettivo di trasmettere le informazioni EXIF (lunghezza focale e diaframma in uso) alla macchina, che di conseguenza può riportarle nei file RAW. Affinché ciò sia possibile su camere di terze parti è indispensabile utilizzare un anello adattatore dotato di chip e firmware adeguati.
I Leica R più datati possiedono filettature non standard per quanto riguarda i filtri frontali, di conseguenza per utilizzare filtri a vite su queste lenti è necessario uno step-up ring o un adattatore originale Leica denominato Series IV, V, VI eccetera a seconda del modello. Finché non si possiede materialmente l’obiettivo può risultare difficile identificarne la filettatura frontale in quanto non sempre sono disponibili informazioni online. E una volta scoperta la filettatura in questione può essere comunque impossibile reperire uno step-up ring con le giuste misure e rivelarsi necessario applicarne due per raggiungere la filettatura desiderata. Va inoltre considerato che l’utilizzo di uno step-up ring in genere impedisce l’estrazione dell’eventuale paraluce incorporato. Infine, in alcuni casi l’adattatore Series risulta essere l’unica possibilità.
In casa Leica il trattamento antiriflesso è variato negli anni senza che il brand tedesco fornisse informazioni in merito. Ogni lente può aver usufruito di antiriflesso diversi nel corso della sua produzione. Per questo motivo, in genere, chi sceglie di crearsi un corredo Leica cerca obiettivi che condividano le due cifre iniziali del numero di serie; queste sono legate all’anno di produzione e suggeriscono, ma non garantiscono, l’impiego di uno stesso tipo di trattamento superficiale.
La qualità meccanica dei Leica R è straordinaria, le tolleranze costruttive sono minime. Le ghiere della MAF sono sempre perfettamente fluide e prive di qualsivoglia gioco. La centratura ottica degli esemplari testati si è rivelata quasi sempre perfetta. Solo il 24/2.8, escluso da questo compendio per l’insufficiente qualità ottica, ha fatto eccezione.
Da notare che tutti i Leica R montano elicoidi sia in alluminio che in ottone, anziché solo in alluminio come ben più comune. Ciò si traduce, oltre che in un peso maggiore, in una superiore resistenza al logoramento.
Il difetto che ho incontrato più spesso nei Leica R è una tendenza del diaframma a non raggiungere la completa apertura o a non restare completamente aperto quando impostato alla massima apertura. Si tratta di un problema piuttosto diffuso tra queste ottiche, è legato all’usura di un meccanismo a molla e può essere facilmente risolto da un fotoriparatore specializzato Leica.
Le ghiere dei diaframmi dei Leica R cliccano in maniera sicura e precisa a intervalli di mezzo stop ma non trasmettono quel senso di solidità che caratterizza il resto del barilotto, hanno sempre un piccolo gioco; ciò non ne condiziona in alcun modo l’utilizzo né sottende fragilità, ma di certo sorprende. Anche le frequenti scoloriture delle scritte del barilotto fanno decisamente storcere il naso in oggetti tanto costosi.
Dal punto di vista ottico i Leica R rischiano di deludere, considerato il loro prezzo. Sono in media lenti molto buone, ma non è raro che altri brand offrano obiettivi analoghi con prestazioni ottiche di pari livello o persino superiori, a prezzi decisamente più contenuti.
Di base gli obiettivi Leica tendono a favorire molto più il contrasto che la risoluzione. Resa cromatica fedele e ricchezza tonale sono caratteristiche distintive di quasi tutti i Leica R. In molti di questi obiettivi, per scelta progettuale, la qualità ottica subisce una netta flessione verso i 12-15 mm fuori asse, per poi risalire verso i bordi estremi del Full Frame; questa flessione si colloca ai margini dei formati Super35.
Per quanto riguarda la resistenza ai riflessi interni i Leica rientrano nella media del tempo. Nei miei test ho notato un generale cambiamento nella resa cromatica dei Leica R, che a partire dai numeri di serie 30-31XXXXX diventano più freddi e leggermente più saturi, probabilmente a causa di una modifica nel trattamento antiriflesso.
La maggior parte dei Leica R è registrata affinché la ghiera della MAF si blocchi esattamente a infinito, è per questo che molti anelli adattatori, essendo un minimo più spessi del necessario, impediscono la messa a fuoco alla massima distanza. In genere la perdita di escursione è talmente contenuta da potersi considerare irrilevante, soprattutto per il fatto che quasi mai è necessario focheggiare a infinito. Se il problema però è consistente e non si riesce a trovare il giusto anello adattatore, le soluzioni possibili sono due: sostituire la baionetta originale con un kit Leitax o simili, oppure portare l’obiettivo in assistenza per cambiarne la registrazione del fuoco. Trattandosi di obiettivi Leica, nessuna delle due opzioni è economica.
Leica Elmarit-R 35/2.8 III
La terza e ultima versione di questa lente, a differenza delle precedenti, reca una filettatura frontale da 55mm e un paraluce retraibile incorporato che per via delle dimensioni ridotte raramente si rivela utile.
Risoluzione e contrasto sono molto buoni su gran parte del frame sin dalla piena apertura; i bordi si mostrano più deboli del centro ma del tutto accettabili. Da f/4 la resa raggiunge livelli ottimi e solo i bordi estremi restano un po’ indietro. A f/5.6 la correzione ottica è elevata anche ai margini del campo. Nelle zone periferiche del frame, alla massima apertura, si notano facilmente gli effetti dell’aberrazione cromatica laterale; il problema si riduce in maniera significativa a f/4 e si minimizza a f/5.6. A f/2.8 la vignettatura è sicuramente più alta di quanto ci si aspetterebbe; da f/4 è pressoché nulla. L’obiettivo si comporta particolarmente bene alle distanze medio-brevi, mostrando una chiara ottimizzazione per la street photography anziché per il paesaggio.
La costruzione meccanica è impeccabile.
Nonostante l’ultimo indice sulla scala delle distanze segni 30 cm, la ghiera della MAF ruota ben oltre quel limite e raggiunge quasi i 25 cm.
Nel complesso si tratta di prestazioni ottime, in linea con la migliore concorrenza. Prezzo e luminosità massima sono gli unici motivi per cercare altrove.
Leica Summicron-R 50/2 II
Questa seconda e ultima versione del Summicron-R 50mm si distingue dalla prima per il diverso schema ottico e per il barilotto completamente ridisegnato. Monta filtri frontali da 55mm anziché Series VI e incorpora un paraluce estraibile, pressoché inutile su S35 in quanto molto corto. Ne esiste anche una variante dotata di contatti ROM. L’obiettivo fu prodotto prima in Canada e poi in Germania; le copie Made in Germany, benché analoghe alle canadesi, vengono spesso vendute a cifre ben superiori.
Essendo fortemente ottimizzato per le distanze di ripresa medio-brevi, con picco qualitativo attorno a 1 metro, questo 50mm cambia radicalmente personalità se focheggiato oltre i 10 metri; in questi casi, anche diaframmando, sull’immagine persiste una sorta di patina, benché la risoluzione si mantenga alta su tutto il fotogramma. Alle distanze di ripresa ottimali, chiudendo uno stop l’obiettivo produce immagini al limite della perfezione; risoluzione e contrasto sono ottimi sino ai bordi estremi, la vignettatura è irrilevante e difficilmente si notano aberrazioni cromatiche. La curvatura di campo è minima, la distorsione è impercettibile, coma e astigmatismo sono ben corretti. Alla massima apertura il quadro è ovviamente diverso. La risoluzione è molto buona su tutto il fotogramma, ma l’immagine appare leggermente velata e le aberrazioni cromatiche si mostrano con facilità.
Quasi tutti i 50/1.4, se diaframmati uno stop, offrono immagini complessivamente più incisive di quelle prodotte dal Leica a f/2 grazie al maggior contrasto e al superiore contenimento delle aberrazioni cromatiche; cedono il passo al Leica solo ai bordi estremi del fotogramma. Non che la qualità ottica del Summicron a tutta apertura sia inadeguata, ma certo costringe a valutare se l’obiettivo valga il suo prezzo, considerata anche la luminosità massima relativamente contenuta. Già a f/2.5, comunque, la resa complessiva è più vicina a quella ottenibile a f/2.8 che a f/2.
Per quanto riguarda il fuori fuoco la riproduzione mantiene ottimi livelli di contrasto e ricchezza tonale, risulta morbida e progressiva nella maggior parte dei casi e non di rado offre risultati pittorici. Alla massima apertura gli highlight disc tendono a mostrare un bordo netto e sono spesso caratterizzati sia da sferocromatismo che da cerchi concentrici ad alto contrasto.
La corsa di fuoco è superiore alla media, raggiunge ben 270° nonostante la minima distanza di fuoco sia 50 cm anziché 45, come più comune tra i 50mm.
Accoppiato a dei tubi di prolunga o un soffietto, il Summicron diventa un ottimo macro.
In conclusione questo Leica è un obiettivo di qualità decisamente elevata, ma non lo consiglio senza riserve a chi cerchi il 50mm più adatto a coprire il vasto gap fra i 35 e gli 85mm.
Leica Macro-Elmarit-R 60/2.8 (1:2)
A f/2.8 contrasto e risoluzione sono leggermente deboli e l’immagine mostra un minimo di velo, ma nessuna aberrazione risulta eccessiva. Già a f/4 la correzione ottica è molto buona su tutto il fotogramma, che raggiunge l’ottimo a f/5.6. La resa è straordinariamente pulita dal punto di vista cromatico e la curvatura di campo è contenuta sin dalla piena apertura. La vignettatura è minima anche a f/2.8 e la distorsione è pressoché nulla. A infinito la maggior parte dei macro, ottimizzati per le brevi distanze di ripresa, tendono a offrire una risolvenza inferiore e una maggiore curvatura di campo rispetto a questo Leica. Di contro la resa dell’Elmarit alle minime distanze di fuoco non è elevata come nei migliori modelli della concorrenza; questo, nonostante la planeità di campo del Leica sia ottimizzata per il rapporto di riproduzione 1:10 come nella maggior parte dei macro.
I colori sono insolitamente caldi per un Leica. Nella restituzione degli incarnati si nota una leggera tendenza al giallo, che mai sfora nel verde.
Non essendo un obiettivo internal focus il barilotto si estende molto per la focheggiatura alle distanze più brevi, ma nel range tra un metro e infinito resta abbastanza compatto e permette, con qualche accortezza, l’utilizzo di matte box non clamp-on. Per la focheggiatura il Leica estende solo la camma interna del barilotto, non modifica la posizione della ghiera di messa a fuoco come quasi tutti i 50-60 macro del periodo vintage; questo rende pienamente utilizzabile un follow focus. Come di norma la corsa di fuoco è distribuita perlopiù sulle coniugate brevi, di conseguenza focheggiare a mano su distanze medie o lunghe non è affatto comodo. Essendo la lente frontale molto incassata, il barilotto stesso funge da paraluce.
Da segnalare che la ghiera della MAF è molto frizionata e di conseguenza permette un’elevata precisione nell’utilizzo a mano libera ma richiede che un eventuale fuoco remotato disponga di un motore dotato di una buona coppia.
Il rapporto di riproduzione massimo si ferma a 1:2, tuttavia l’Elmarit è molto interessante al di là del suo campo specifico di applicazione. Ne è prova il fatto che a breve tempo dal suo lancio sul mercato sostituì il 50mm nella borsa di tanti Leicisti. Nel progettare questa lente il matematico Heinz Marquardt considerò prioritarie la resa del fuori fuoco e la piena utilizzabilità della massima apertura. Tali principi informatori, insoliti in un obiettivo macro, portarono alla creazione di una lente dal carattere marcato, nella quale l’elevata correzione ottica si sposa con una riproduzione vivida e ricca di sfumature.
Il 60 Macro non ha conosciuto modifiche dal punto di vista dello schema ottico, ma fu prodotto in 4 varianti: la prima presenta una filettatura frontale da 60mm (per filtri Series VIII) e due pivot metallici per l’aggancio del tappo frontale; la seconda porta la filettatura frontale a 55mm e abbandona i pivot; la terza presenta solo la camma R (modifica irrilevante se si utilizza l’obiettivo su corpi non Leica) la quarta aggiunge i contatti ROM.
Affinché l’obiettivo potesse raggiungere il rapporto di riproduzione 1:1 ed entrare nell’effettivo campo della macro, Leica commercializzò un tubo di prolunga da 30mm. Questo fu prodotto in due versioni, identificate dai codici 14198 e 14256. La prima versione presenta una svasatura ed è compatibile solo con la prima variante dell’obiettivo; la seconda versione, non strombata, è compatibile con tutte le varianti, così come lo sono i tubi di prolunga di terze parti. Sul barilotto del 60 Macro è presente una doppia serie di indici; i bianchi si riferiscono all’utilizzo dell’obiettivo senza tubi di prolunga, i verdi all’utilizzo col tubo di prolunga originale. Lo scopo di queste marcature è specificare quale rapporto di riproduzione si ottenga a una determinata distanza di fuoco.
In conclusione questo Leica è un obiettivo molto interessante sia per le applicazioni macro che per i primi piani; non solo per la resa straordinariamente plastica degli incarnati e la morbidezza del fuori fuoco ma anche per la focale, che va a inserirsi nel vasto gap tra i 50 e gli 85mm. A proposito di fuori fuoco va segnalato il diaframma a sei lame dritte.
Leica Elmarit-R 90/2.8 II
Prodotto sia in Canada che in Germania. Si distingue facilmente dalla prima versione, dotata di 5 lenti anziché 4, per il nameplate frontale piatto anziché svasato e per il paraluce che in posizione di riposo scorre sotto la ghiera della MAF anziché fermarsi prima.
Focale non estrema e luminosità contenuta hanno permesso a Leica di realizzare un obiettivo di ottima qualità ma dal prezzo decisamente inferiore alla media degli R.
La massima apertura mostra già un buon contrasto e una risoluzione adeguata; una prestazione ottica in grado di rivaleggiare, a pari diaframma, coi migliori obiettivi di focale simile e luminosità superiore. L’aberrazione cromatica laterale si palesa solo in condizioni estreme. Seppure a un livello minimo, si possono notare tracce di coma e astigmatismo. Un calo di resa, per quanto contenuto, è percepibile ai bordi estremi. A f/4 il contrasto sale in maniera decisa e a f/5.6 le immagini sono ottime su tutto il fotogramma. Vignettatura e distorsione sono irrilevanti.
La resa del fuori fuoco è solitamente morbida e progressiva anche in presenza di soggetti difficili.
La risposta cromatica è sostanzialmente neutra, si nota giusto una leggerissima tendenza al verde.
Oltre che dal paraluce retrattile integrato, la lente frontale è protetta da una posizione alquanto recessa all’interno del barilotto.
La minima distanza di fuoco è di soli 70 cm.
Concorrente diretto è lo Zeiss 85/2.8 per il sistema Contax. Le differenze tecniche sono abbastanza contenute da risultare poco rilevanti; si tratta più che altro di decidere in base alla lunghezza focale preferita e a tutte quelle caratteristiche non confrontabili scientificamente, che di solito sono riassunte col termine carattere.
Leica Elmarit-R 135/2.8 II
La seconda versione, aggiornata nel disegno ottico, è distinguibile dalla filettatura frontale per filtri E55 anziché Series VII e dall’indicazione della lunghezza focale sulla sinistra della scala iperfocale; esiste anche una variante dotata di contatti ROM. In ogni caso si tratta di un obiettivo Made in Canada, facilmente reperibile e relativamente economico.
Sin dalla piena apertura contrasto e risoluzione si attestano su buoni livelli; i bordi del fotogramma sono più morbidi della zona centrale, ma non di molto. L’aberrazione cromatica longitudinale è minima, quella laterale, punto debole di questo Elmarit, è spesso visibile, soprattutto ai bordi e alla massima apertura. A f/4 il problema si riduce di molto e a f/5.6 l’asse è pressoché pulito, mentre i bordi continuano a soffrire persino a f/8. Già a f/4 l’obiettivo è quasi al suo picco qualitativo, che si verifica uno stop dopo, offrendo un’elevata uniformità di resa su tutto il fotogramma. Distorsione e vignettatura sono pressoché nulli.
La restituzione del fuori fuoco è morbida, soprattutto dietro al piano di fuoco; si notano transizioni dure solo in situazioni complesse, come nei passaggi ad alto contrasto; neppure in questi casi, però, si manifestano doppi profili. Gli highlight disc sono abbastanza puliti e neanche alla massima apertura presentano bordature evidenti.
L’obiettivo ha un peso decisamente superiore alla media, incorpora un paraluce retrattile e non offre un attacco per treppiedi, tuttavia presenta una superficie immobile abbastanza ampia da accogliere un collare o un supporto da camera rig.
In conclusione questo Elmarit è un obiettivo molto buono ma non eccezionale. Fa sentire bene il peso economico del nome Leica quando lo si confronta con ottiche di pari specifiche prodotte da altri marchi.
Leica Elmarit-R 180/2.8 I
Impegnativo sia per il peso che per le dimensioni. È quel genere di ottica sulla quale il corpo macchina viene montato, non viceversa. Mole, meccanica precisa e attacco per il treppiedi minimizzano la possibilità di vibrazioni durante la focheggiatura.
La ghiera della MAF, piuttosto stretta rispetto alla lunghezza dell’obiettivo, si trova a ridosso della connessione per il treppiedi, che tra l’altro è solidale col barilotto e quindi non permette di essere ruotata. Quest’impostazione strutturale, in base al rig utilizzato, può rendere complesso o persino impossibile l’impiego di un follow focus. A questo proposito va considerato che il movimento della ghiera di fuoco, per ragioni legate alle dimensioni delle elicoidi, è piuttosto pesante, mette a dura prova la meccanica dei follow focus ma aiuta la precisione quando si lavora a mano libera.
La filettatura frontale accoglie filtri Series VIII.
Dal punto di vista ottico le prestazioni sono ai vertici del tempo, il che significa decisamente inferiori agli standard odierni. Già a f/2.8 la resa è omogenea su tutto il frame e i colori sono puliti e ricchi di sfumature. In situazioni di luce favorevole si ottengono buone immagini sin dalla piena apertura. L’assenza di focus breathing e le morbidissime transizioni fuoco-fuori fuoco rendono quest’obiettivo particolarmente indicato per l’utilizzo filmico. Dove la lente mostra in maniera impietosa la propria anzianità è nel contenimento delle aberrazioni cromatiche, che emergono con facilità e in misura consistente.
L’ingombro e le prestazioni ottiche non esaltanti, almeno da un punto di vista strettamente tecnico, fanno sì che questo Elmarit sia oggi una delle offerte più economiche del sistema Leica R.
L’Elmarit-R 180/2.8 seconda versione è molto più compatto e costoso, ma non apporta un miglioramento sostanziale in termini di resa ottica, né dispone di un attacco per il treppiedi.