Di norma ci si avvicina alle ottiche dell’era manuale per quattro motivi:
- Prezzo contenuto
- Elevata qualità meccanica
- Corse di fuoco lunghe
- Look analogico
Per quanto riguarda il prezzo siamo sicuramente lontani dalle cifre associate alle ottiche cinematografiche, ma l’idea di potersi creare un corredo completo e di qualità per poche centinaia d’euro è da dimenticare. Le ottiche dalle prestazioni sensazionali vendute a basso prezzo perché poco conosciute, le famose hidden gems e i vari best kept secret, semplicemente non esistono.
In merito alla qualità meccanica è bene tener presente che l’utilizzo del metallo in luogo della plastica non garantisce un assemblaggio di precisione. Oggi, con l’utilizzo di computer e macchine a controllo numerico, gli standard qualitativi medi sono decisamente superiori a quelli di un tempo, anche per quanto riguarda le tolleranze di montaggio. Il mito della qualità costruttiva delle ottiche manuali è nato tra i fotografi contemporanei, abituati a barilotti completamente in plastica e ghiere della messa a fuoco strette e imprecise. Chi fa cinema ha esigenze decisamente superiori quando si tratta di precisione meccanica; per noi gli obiettivi dell’era analogica dotati di una sufficiente qualità costruttiva sono tutt’altro che numerosi.
Le corse di fuoco. Anche qui l’orizzonte non è roseo. Di media l’escursione della ghiera del fuoco degli obiettivi vintage è sicuramente superiore a quella dei moderni autofocus, ma anche la maggioranza delle ottiche dell’era analogica, quando si tratta di focali inferiori al 35mm, presenta corse di fuoco inadeguate alle esigenze videografiche. Il problema può essere mitigato utilizzando un follow focus con l’ingranaggio più piccolo tra quelli compatibili e montando sull’obiettivo una ghiera dentata più alta possibile, così da ridurre al minimo il rapporto di trasmissione tra i due elementi; con le ottiche più piccole, però, neppure quest’accorgimento può garantire una sufficiente comodità nella gestione del fuoco.
Veniamo ora a ciò che comunemente s’intende per look analogico quando si parla di obiettivi vintage, ossia alla scarsa resistenza ai riflessi interni e alla correzione ottica inferiore agli standard contemporanei. Gli obiettivi dell’era analogica hanno sicuramente un carattere diverso e spesso più variegato delle loro controparti odierne; è indubbio che aiutino ad ammorbidire le immagini digitali. Tutto questo però può rivelarsi un vantaggio come un limite, in base al progetto al quale si sta lavorando. Il vintage look non è affatto sinonimo di look cinematografico; quest’ultimo è legato a un particolare sodalizio tra inquadratura, luce, scenografia, costumi, trucco… l’obiettivo è davvero l’ultima cosa. Volessimo poi analizzare cosa effettivamente conferisca a un’immagine un look analogico ci inoltreremmo in dissertazioni su gamma dinamica, scienza colore, roll-off… tutti fattori poco condizionati dalla resa ottica degli obiettivi.
Capitolo successivo:
Cosa aspettarsi da un obiettivo vintage