In cinematografia gli strumenti per guidare l’attenzione dello spettatore sono numerosi e nella maggior parte dei casi compresenti in ogni inquadratura. Ogni direttore della fotografia deve necessariamente conoscere a fondo questi mezzi e saperli utilizzare. A questo scopo è indispensabile tener conto anche del montaggio, delle valenze psicologiche di tutto ciò che appare in scena e ovviamente della storia dei personaggi coinvolti dalla narrazione. Il tipo di storia, il momento che si sta raccontando, i personaggi ritratti nell’inquadratura, sono tutti elementi che influiscono in maniera determinante sia sull’attenzione dello spettatore che sul modo in cui quest’attenzione viene condizionata a livello psico-emotivo da un certo tipo di ripresa.
Il montaggio può imporre una particolare scelta compositiva o suggerirla. Una rapida sequenza d’inquadrature, ad esempio, può richiedere che lo sguardo dello spettatore resti sempre sulla stessa porzione del fotogramma. Oppure, sapendo quale sarà la prima inquadratura della scena successiva, si può decidere di chiudere la scena precedente con un quadro in cui i soggetti guardino in un punto del fotogramma in cui nella scena successiva comparirà un elemento importante.
Infine, è indispensabile tener conto che tutto ciò che appare sullo schermo parla allo spettatore. Se per far risaltare un personaggio gli si fa indossare un golf rosso, quel colore deve corrispondere a ciò che si vuole comunicare di quel personaggio in quel momento; in caso contrario lo spettatore guarderà sì nel punto giusto, ma riceverà l’informazione sbagliata.
Ecco una breve descrizione degli strumenti visivi in grado di guidare l’attenzione dello spettatore:
La messa a fuoco e la profondità di campo
Istintivamente siamo portati a concentrare la nostra attenzione su ciò che è a fuoco.
Insieme alla luce, il punto di fuoco e la profondità di campo sono senza dubbio i primi parametri da prendere in considerazione per indirizzare lo sguardo dell’osservatore.
La luce
Di base, un elemento chiaro attira più attenzione di un elemento scuro e di ogni immagine siamo portati a osservare prima la parte la parte in luce e poi, eventualmente, quella in ombra.
Ovviamente esistono eccezioni, come un’immagine composta da un soggetto scuro e dettagliato su uno sfondo chiaro e uniforme, ma in linea di massima l’assioma è corretto.
La composizione del quadro
Linee e punti di fuga, resa prospettica, geometrie esplicite e nascoste, cornici, sono tutti fattori che possono condizionare in maniera decisiva la direzione dello sguardo dell’osservatore. A questo proposito esistono studi che precedono anche di secoli la nascita del cinema e della fotografia. E’ una materia complessa e sarebbe inutile cercare di sintetizzarla con qualche formula. Padroneggiare l’arte della composizione del quadro richiede esercizio e studio. E va sempre considerato che nel cinema si ha spesso a che fare con quadri in continua mutazione, una particolarità che si aggiunge ai fattori già numerosi dei quali si deve tener conto nella fotografia statica.
La relazione volumetrica tra i diversi elementi in scena
E’ in effetti una conseguenza della scelta compositiva ma merita una posizione di evidenza.
In sostanza, all’interno di un’immagine ciò che appare più grande attrae maggiore attenzione rispetto a ciò che appare più piccolo.
Il colore
Il colore e ancor più la relazione tra i colori hanno un forte impatto sullo spettatore. Per esempio, in generale un oggetto rosso attira molta più attenzione di un oggetto blu, ma in presenza di uno sfondo giallo la situazione è completamente ribaltata perché giallo e blu sono complementari e quindi sviluppano un contrasto più elevato rispetto all’accostamento di rosso e giallo. La cromia teal-orange è così diffusa in ambito cinematografico proprio perché la pelle umana, composta principalmente da toni arancio, risalta in ambienti dalle tonalità fredde. In sostanza il contrasto cromatico può sviluppare lo stesso tipo di relazione che si ha tra luce ed ombra, con in più una caratterizzazione legata all’influenza psicologica dei colori utilizzati. La giustapposizione di colori complementari può quindi essere utilizzata sia per esaltare il contrasto luminoso di una scena, sia per sopperire alla sua mancanza in presenza di un’illuminazione piatta.
Per approfondire: Teoria, fisiologia e psicologia del colore e La paletta colori.
Movimenti e direzioni
Di base, un oggetto in movimento attira molta più attenzione di uno statico. E’ un fatto istintivo, la percezione del movimento suggerisce in noi allerta; qualcosa accade e immediatamente vogliamo verificare se sia un pericolo; ciò che è immobile possiamo guardarlo in un secondo tempo.
Di conseguenza, se in una scena ci sono due attori e uno solo sta compiendo un’azione, fosse anche limitata al passeggiare avanti indietro, possiamo esser certi che lo spettatore guarderà quell’attore prima dell’altro e tendenzialmente sarà a lui che presterà maggior attenzione.
Per lo stesso motivo i movimenti della camera così come i movimenti e gli sguardi degli attori indirizzano lo sguardo dello spettatore, creando in lui uno stato mentale di anticipazione.
La nostra cultura informa le nostre percezioni e i nostri schemi mentali. Già il semplice posizionamento nel frame di un attore condiziona a livello subliminale la nostra predisposizione nei suoi confronti. Lo stesso vale per la direzione dei suoi movimenti, che in una certa misura subiscono i nostri preconcetti culturali.
Nella nostra quotidianità la maggior parte delle cose iniziano a sinistra e finiscono a destra. Leggiamo da sinistra a destra, le lancette dell’orologio girano verso destra, quando scriviamo un numero, oltre a farlo da sinistra a destra, mettiamo prima le cifre che indicano le quantità superiori e andiamo scalando… e così via. Di conseguenza un movimento che proceda verso destra ci appare progressivo, mentre un movimento opposto ha per noi un carattere regressivo.
Allo stesso tempo la sinistra è nella cultura occidentale collegata al male, tanto che “sinistro” è sia un aggettivo che un sostantivo dalle connotazioni negative, nel nostro vocabolario. Esiste persino un desueto “sinistrare”, che significa scomodarsi, infuriarsi, danneggiare o avere un esito infausto. Inoltre circa il 90% della popolazione mondiale è destrorsa, quindi la sinistra è spesso associata anche alla debolezza, alla goffaggine – il cui contrario non a caso è “destrezza” – e alla diversità. Questo fa sì che osservando un campo a due, al netto di ogni altra informazione e a livello inconscio, lo spettatore attribuisca connotazioni diverse ai due personaggi in scena in base alla loro posizione nel fotogramma.
Queste, ovviamente, sono considerazioni assolute e fuori contesto, è chiaro che all’interno di una storia, in presenza di altri elementi, i concetti appena descritti possono facilmente essere ribaltati; tuttavia, avendone consapevolezza, è possibile utilizzare questi fattori per accentuare un dato effetto. Per esempio, se volessimo suggerire una minaccia nello sguardo di un passante che si affaccia alla finestra di una casa, può essere utile che questo attraversi il fotogramma da destra verso sinistra piuttosto che il contrario.
La posizione dei personaggi nella cultura occidentale
Sinistra: personaggio cattivo, sinistro, debole.
Destra: personaggio buono, forte, in controllo
La direzione del movimento nella cultura occidentale
Da sinistra a destra: andare, progresso, normalità, movimento positivo
Da destra a sinistra: tornare, regressione, anormalità, movimento negativo
La direzione del movimento in generale
Verso la camera / verso l’alto: forza, aggressività, dinamismo accentuato
Lontano dalla camera / verso il basso: debolezza, resa, dinamismo mitigato
E’ per questo motivo che gli inseguimenti risultano in genere più appassionanti quando si muovono in direzione camera.
Direzione costante: determinazione, orientamento, obiettivo chiaro
Direzione incostante: vagare, disorientamento, mancanza di un obiettivo chiaro
L’angolazione di ripresa
Dal basso: il personaggio appare in una condizione di potere e dominio
Dall’alto: il personaggio appare in una condizione di debolezza e sottomissione
In asse con l’orizzonte (“in bolla”): calma, stasi, normalità
Fuori asse rispetto all’orizzonte (“fuori bolla”): confusione, disorientamento, anormalità
L’altezza dell’orizzonte
Sopra al personaggio: il personaggio è dominato dal suo ambiente
Sotto al personaggio: il personaggio domina il suo ambiente
A centro inquadratura: equilibrio, stabilità, calma, pace
Alcuni esempi:
Precedente
I movimenti camera
Successivo
Lo scavalcamento di campo