I moltiplicatori di focale (extender o teleconverter)

Moltiplicatori di focale, extender, teleconverter

I moltiplicatori di focale, anche detti extender o teleconverter, sono aggiuntivi ottici afocali progettati per aumentare la lunghezza focale degli obiettivi ai quali vengono connessi.

Dal punto di vista tecnico questa definizione è fondamentalmente inesatta, ma illustra in maniera intuitiva quale sia nella pratica l’effetto di questi strumenti e quindi, finché non approfondiremo il loro funzionamento nel capitolo successivo, la teniamo per buona.

I teleconverter sono nati per permettere ai fotografi di aumentare il numero di lunghezze focali a loro disposizione senza dover acquistare nuovi obiettivi e quindi risparmiando sia soldi che spazio in borsa. Sono complessi ottici composti in genere da almeno 4 lenti (anche 9 nel caso dei migliori 2x) sono dotati di baionetta o attacco a vite a entrambe le estremità e si inseriscono tra il corpo macchina e l’obiettivo. Nulla osta il loro utilizzo anche in campo cinematografico.

I teleconverter si caratterizzano abitualmente per un fattore di moltiplica di 1.4x o 2x. Un 100mm montato su un extender 1.4x si comporta dunque come un 100mm x 1.4 = 140mm, mentre lo stesso obiettivo accoppiato a un 2x offre l’angolo di campo di un 100mm x 2 = 200mm.

Gli extender 2x vengono anche chiamati duplicatori di focale o semplicemente duplicatori.

Gli extender introducono una riduzione della luminosità degli obiettivi sui quali sono montati dello stesso fattore del quale ne aumentano la lunghezza focale. Un obiettivo f/2 su un extender 1.4x ha quindi la luminosità di un obiettivo f/2 x 1.4 = f/2.8 mentre su un extender 2x passa da f/2 a f/2 x 2 = f/4.

In sintesi i moltiplicatori di focale 1.4x tolgono 1 stop di luce, mentre i 2x ne sottraggono 2.

Si può da questo facilmente dedurre perché sia stato scelto un fattore di moltiplica di 1.4 in luogo di 1.5: un teleconverter 1.5x ridurrebbe la luminosità di circa 1.17 stop anziché di 1 stop esatto come l’1.4x. La matematica dietro tutto questo coinvolge calcoli logaritmici poco utili all’atto pratico, tuttavia per un’idea di base consiglio la lettura della risorsa rapida Scala dei diaframmi da f/1 a f/22.

Come funzionano i moltiplicatori di focale

Il compito dei moltiplicatori di focale è quello d’intercettare l’immagine proiettata verso il sensore dall’obiettivo al quale sono connessi e ingrandirla, cosicché l’intero sensore venga esposto soltanto a una porzione centrale della proiezione ottica originale.

La dimensione di tale porzione dipende ovviamente dal fattore di moltiplica dell’extender utilizzato. Ad esempio un 2x fa sì che solo 1/4 dell’immagine proiettata dall’obiettivo venga catturata dal sensore. Di conseguenza solo 1/4 della luce lo raggiunge e da qui la perdita di 2 stop in termini di luminosità.

Dal momento che gli extender aggiungono gruppi ottici a un sistema che non li prevede, considerato che introducono nuove spaziature aria/vetro e che vanno sostanzialmente a ingrandire un’immagine, è ovvio che riducano le prestazioni ottiche dell’obiettivo al quale vengono connessi. Tuttavia la porzione di proiezione ottica che ingrandiscono è quella centrale, ossia quella nella quale di solito l’obiettivo offre la massima resa. Di conseguenza il decadimento qualitativo introdotto da questi strumenti è di norma accettabile.

Va poi considerato che alcuni moltiplicatori sono dedicati a una o più lenti specifiche, come a un particolare 70-200. In questi casi è persino possibile che l’aggiuntivo vada sotto certi aspetti a migliorare la correzione ottica della lente di riferimento e di conseguenza offra prestazioni di altissimo livello.

Originali vs universali

Così come accade per gli obiettivi, esistono moltiplicatori di focale sia originali che universali. La differenza in questo caso è sostanziale: gli extender originali sono sempre caratterizzati da disegni ottici ottimizzati per determinati obiettivi del corredo di appartenenza e sono quindi in grado di offrire ottime prestazioni quando accoppiati a tali lenti. Gli extender universali, non avendo obiettivi di riferimento, vengono progettati secondo criteri molto meno specifici e quindi è raro che offrano prestazioni di alto livello, a prescindere dall’obiettivo sul quale vengono montati.

Ciò non significa che gli extender universali siano inutilizzabili, solo che le loro prestazioni ottiche non sono comparabili a quelle dei moltiplicatori originali utilizzati in combinazione alle lenti per le quali sono stati ottimizzati.

Comunque sia è importante considerare che i moltiplicatori di focale sono pensati per essere accoppiati a focali relativamente lunghe. Il loro scopo primario è da sempre quello di trasformare i teleobiettivi in superteleobiettivi. Si suppone che nessuno voglia duplicare un 20mm. Quindi è difficile che un extender offra prestazioni ottiche accettabili con focali inferiori ai 50mm.

Altra cosa alla quale far attenzione è la morfologia stessa dei teleconverter. Caratterizzati non di rado da una o più lenti sporgenti oltre la baionetta frontale, questi aggiuntivi ottici risultano molto spesso incompatibili con obiettivi il cui gruppo ottico posteriore non si mantenga sempre ben distanziato dalla montatura.

Mentre in certi casi l’accoppiamento risulta completamente impossibile, in altri può accadere che si riesca a montare senza alcun problema un determinato extender su un determinato obiettivo quando quest’ultimo è impostato alla minima distanza di fuoco, ma che poi, ruotando la ghiera del fuoco verso infinito, si faccia collidere la lente posteriore dell’obiettivo con quella anteriore dell’extender. Per questo motivo quando si verifica la compatibilità tra un obiettivo e un teleconverter non dedicato è bene procedere con estrema cautela.

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