VOIGTLÄNDER

Attacco Nikon F

La storia di questo marchio di origine viennese, il più longevo nel mondo della fotografia, affonda le proprie radici nel lontano 1756. Voigtländer fu la prima azienda a concepire gli obiettivi fotografici come strumenti di precisione e a realizzarli sulla base di calcoli matematici, grazie al lavoro del celeberrimo Joseph Petzval. Nel 1999, dopo un lungo periodo buio caratterizzato da un succedersi di acquisizioni, il brand è rinato sotto la giapponese Cosina, la società che realizza anche le attuali Zeiss. Data la tumultuosa storia del marchio è impossibile indicare delle caratteristiche comuni a tutti gli obiettivi siglati Voigtländer; si va da pietre miliari della storia dell’ottica a modelli di qualità decisamente scarsa, inclusi rebadged di altre marche.

Per gli attuali Voigtländer il sito web di riferimento è www.voigtlaender.de mentre per le ottiche fuori produzione la più ricca risorsa online è AllPhotoLenses.

Voigtländer Color-Ultron 50/1.8 (QBM, M42)

Vedi sistema Rollei.

Voigtländer Nokton SL II-S 58/1.4

La versione II-S è dotata di una corsa di fuoco molto più lunga rispetto alle precedenti ed è la più curata dal punto di vista meccanico. Si distingue per la compresenza di tre caratteristiche: la ghiera della messa a fuoco è a sbalzi godronati, l’ultima indicazione prima dell’infinito sulla scala delle distanze è un 10 e sulla baionetta sono presenti i contatti CPU. La versione II-S è reperibile in due varianti estetiche: in una l’anello frontale è nero, nell’altra è color argento.

Tutte le versioni di questo Nokton sono produzioni Cosina e recano uno schema ottico che deriva da quello del Voigtländer Topcor SL 58/1.4, un obiettivo del 2003 sempre di produzione Cosina. Il Nokton SL II-S 58/1.4 è quindi una lente moderna, ancora acquistabile nuova, ma trova posto in questo compendio perché completamente manuale.

L’obiettivo è ottimizzato per le distanze di ripresa medio-brevi. A f/1.4 la resa centrale presenta una buona risoluzione ma soffre in termini di contrasto, soprattutto per via del coma. Le aberrazioni cromatiche emergono con facilità e in misura elevata, sposandosi col glow prodotto dal flare di coma nelle zone colpite da luce intensa. I bordi risultano più morbidi del centro principalmente a causa dell’aberrazione comatica. La curvatura di campo è evidente e non accenna a ridursi neppure ai diaframmi intermedi. Nonostante le numerose mancanze, nel campo del ritratto la massima apertura risulta più utilizzabile di quanto accada con gran parte dei 50-58/1.4 dell’era analogica; è più che altro l’aberrazione cromatica laterale a rappresentare un limite, rivelandosi spesso anche nelle catch light. A f/2 la resa centrale è buona e i bordi sono più che sufficienti. Il flare di coma è quasi scomparso ma l’aberrazione cromatica laterale, sebbene ridotta rispetto alla massima apertura, continua a dare problemi in presenza di luci e soggetti difficili. Da f/2.8 la correzione ottica è molto buona su quasi tutto il fotogramma; l’aberrazione comatica è irrilevante persino agli angoli del frame e l’aberrazione cromatica laterale, anche in situazioni estreme, è difficilmente percepibile. Solo la curvatura di campo e l’aberrazione cromatica longitudinale possono ancora rappresentare un problema. A f/4 un ulteriore miglioramento si nota più che altro ai bordi estremi, quasi indistinguibili dal centro, che ormai ha raggiunto livelli ottimi. Il bokeh fringing è finalmente contenuto. A f/5.6, eccezion fatta per la curvatura di campo e un residuo minimo di aberrazione cromatica longitudinale, la resa è impeccabile su tutto il frame; oltre questo diaframma la nitidezza non fa che calare a causa della diffrazione.

La vignettatura è leggera a f/1.4 e pressoché impercepibile a f/2. La distorsione è irrilevante.

La resistenza ai riflessi interni è molto buona. Da notare che a partire da f/2 la chiusura del diaframma crea una sorta di foro all’interno di alcuni riflessi parassiti. L’effetto è evidente ma si può manifestare solo se una luce puntiforme è inclusa nell’inquadratura.

La riproduzione del fuori fuoco è particolarmente variabile in base al diaframma, ai soggetti e alle condizioni di luce. Dietro al piano di fuoco, alla massima apertura, gli highlight disc mostrano un bordo netto e molto suscettibile allo sferocromatismo, con conseguente effetto bubble bokeh; questo può conferire allo sfocato sia un certo nervosismo che un’estetica molto caratterizzata. Già a f/2 la riproduzione delle bokeh ball si fa più discreta e di solito la resa del fuori fuoco riesce a mantenersi abbastanza morbida anche in condizioni difficili, sebbene le transizioni ad alto contrasto possano ancora creare qualche difficoltà. A partire da f/2.8 è difficile che il fuori foco si presti a critiche. Grazie al diaframma a 9 lame gli highlight disc conservano sempre un aspetto abbastanza circolare, ma sono leggibili come ennagoni già ad f/2 e si ovalizzano rapidamente allontanandosi dal centro dell’immagine.

La minima distanza di fuoco è di soli 45cm.

La qualità meccanica è ottima. La ghiera della MAF non presenta il minimo gioco, ruota in maniera fluida e offre un livello di resistenza adeguato sia all’utilizzo a mano libera che al follow focus. In nessun caso le copie testate hanno mostrato problemi di wiggle, ma tre su quattro erano visibilmente fuori collimazione. La ghiera dei diaframmi clicca a intervalli di uno stop separati da un’abbondante spaziatura; l’impostazione di valori intermedi è particolarmente comoda.

Da segnalare che la ghiera del fuoco gira in “direzione Nikon” e che l’infinito viene quindi raggiunto ruotando verso destra, contrariamente alla norma cinematografica.