Attacco C/Y
All’interno del sistema Contax gli obiettivi Yashica rappresentavano l’alternativa economica agli Zeiss, per questo motivo sono spesso considerati alla stregua di obiettivi universali, ma i modelli più riusciti hanno qualità ottico-meccaniche di tutto rispetto.
La sigla ML indica la presenza di trattamento antiriflesso multistrato e distingue gli obiettivi Yashica di fascia alta da quelli destinati al mercato più economico.
La vicenda produttiva di queste ottiche fu burrascosa. Nel corso degli anni gli stessi modelli furono realizzati da produttori diversi e in stabilimenti diversi; per questo motivo le discrepanze di resa tra un esemplare e l’altro possono risultare più ampie del normale.
In generale gli ML restituiscono immagini poco brillanti, nelle quali il contrasto ridotto e la bassa saturazione si sposano con una buona correzione ottica, generando un insolito crocevia tra resa moderna e estetica d’antan.
Nella riproduzione degli incarnati si può spesso notare una leggera tendenza al giallo-verde, ma niente che non si possa facilmente correggere con un intervento di hue vs hue.
La maggior parte degli ML si caratterizza per una resa del fuori fuoco morbida e progressiva sia davanti che dietro al piano di fuoco, a prescindere dalla distanza o dal diaframma di lavoro. Lo sfocato prodotto da queste lenti ha un contrasto particolarmente basso e un carattere quasi fumoso; ciò aiuta l’identificazione del piano di fuoco durante la focheggiatura e riduce la profondità di campo percepita.
Le ghiere della MAF degli ML ruotano in maniera fluida, hanno una corsa decisamente superiore alla media, sono precise e ben frizionate. Le ghiere dei diaframmi cliccano in maniera sicura a intervalli di uno stop offrendo una spaziatura sufficiente a impostare valori intermedi.
Non di rado questi obiettivi rivelano problemi di wiggle, ma sono quasi sempre molto contenuti e risolvibili con l’impiego di un paraluce.
Per un elenco completo degli obiettivi Yashica ML: AllPhotoLenses
Yashica ML 24/2.8
Contrasto e risoluzione sono buoni su tutto il frame sin dalla piena apertura. La risoluzione periferica a f/2.8, in particolare, è sorprendentemente alta, la migliore della categoria. Già a f/4 si ottengono immagini difficilmente criticabili. La correzione ottica migliora ulteriormente su tutto il fotogramma a f/5.6, mentre a f/8 all’aumento di nitidezza ai margini del campo si accompagna un leggero decadimento dell’asse dovuto alle conseguenze della diffrazione. A f/2.8 le aberrazioni cromatiche sono modeste e raramente visibili; a f/4 sono pressoché nulle. Curvatura di campo e distorsione sono molto ben corrette per un 24mm non asferico. La vignettatura a f/2.8 è visibile ed estesa a gran parte del campo ma già a f/4 il difetto è contenuto.
Nonostante le notevoli prestazioni tecniche, sul campo lo Yashica si dimostra privo di quell’incisività e di quella brillantezza che caratterizzano gli obiettivi migliori.
Se una forte sorgente luminosa viene inclusa nel frame e l’obiettivo è impostato alla massima apertura l’immagine si vela in maniera pesante ed è il festival dei riflessi interni; chiudendo uno stop il problema si riduce soprattutto per quanto riguarda il flare ma resta evidente.
La resa del fuori fuoco è sempre morbida e progressiva, tuttavia la riproduzione degli highlight disc alla massima apertura non è certo ottimale, si notano sia un bordo netto affetto da sferocromatismo che una trama interna a cerchi concentrici ad alto contrasto; il problema si minimizza già a f/4.
Le 4 copie testate hanno presentato un frame shift annullabile con l’impiego di un paraluce.
Da un punto di vista molto meno tecnico, trovo che il 24 ML produca immagini particolarmente ariose, come conferisse agli ambienti una sorta di respiro spaziale.
Yashica ML 28/2.8 II
Il 28 ML di seconda generazione reca un numero di serie a partire da A1210000 o a 9 cifre. Si distingue dagli esemplari più anziani per lo schema ottico a 7 elementi anziché 8 e per una resa complessivamente migliore.
Questo Yashica è un obiettivo che non brilla ma che risulta estremamente affidabile. Offre risultati prevedibili e tecnicamente accettabili in qualsiasi situazione. Alla massima apertura la vignettatura è visibile ed estesa a gran parte del campo ma non eccessiva; il contrasto è medio e la risoluzione è buona in asse e più che sufficiente ai bordi estremi. A f/4 contrasto e risoluzione salgono su tutto il fotogramma e la vignettatura si fa irrilevante; il centro immagine si mantiene più nitido e in generale più corretto dei bordi. Tra f/5.6 e f/8 l’obiettivo offre i risultati migliori, la resa qui è pressoché omogenea a tutto campo ma continua a mancare d’incisività.
Per un 28mm del tempo la distorsione è nella media mentre la curvatura di campo è sorprendentemente corretta, minima persino alla massima apertura. Il contenimento delle aberrazioni cromatiche è buono anche per gli standard odierni e lo stesso si può dire per la resistenza al ghosting. I fenomeni di veiling invece sono abbastanza frequenti e visibili se non si utilizzano un mattebox o un paraluce. La resa del fuori fuoco è esemplare, si può criticare giusto per il leggero bordo che gli highlight disc mostrano a f/2.8.
La costruzione meccanica è buona, i problemi di wiggle si sono rivelati minimi e facilmente annullabili con l’utilizzo di un paraluce. La ridotta lunghezza del barilotto, però, può causare qualche problema all’interno di un rig completo. La ghiera della MAF scorre in maniera fluida, precisa e piacevolmente frizionata.
Tra i 28mm qui recensiti è questo a offrire la corsa di fuoco più generosa, superando i 180° di rotazione.
In conclusione lo Yashica ML 28/2.8 II è un obiettivo che porta sempre a casa il lavoro ma fa sempre desiderare qualcosa in più. Neppure nelle condizioni migliori riesce a offrire quella brillantezza tipica delle ottiche di classe.
Yashica ML 50/1.4
Il comportamento a f/1.4 rientra nella media del tempo e relega la massima apertura a impieghi di emergenza. Se si è disposti a un lavoro mirato in fase di post produzione è comunque possibile ottenere buone immagini anche a diaframma spalancato, ammesso che il punto d’interesse non occupi le zone periferiche del fotogramma e che le condizioni di luce siano favorevoli. A partire da f/2 la resa a centro immagine si fa buona ma i bordi estremi restano affetti da notevole coma e astigmatismo; la porzione di fotogramma in cui la qualità si mantiene accettabile è comunque abbastanza estesa nella stragrande maggioranza dei casi. Da f/2.8 anche i bordi estremi sono utilizzabili. Diaframmando ulteriormente la resa ottica migliora su tutto il fotogramma ma non raggiunge i picchi qualitativi della migliore concorrenza. Dal punto di vista tecnico l’obiettivo da il meglio di sé a f/5.6, a quest’apertura anche gli angoli del frame presentano un’elevata nitidezza.
Degno di nota è il contenimento delle aberrazioni cromatiche, invasive soltanto a f/1.4 e in condizioni difficili. La curvatura di campo è minima sin dalla piena apertura, la vignettatura è irrilevante già a f/2 e la distorsione è pressoché nulla. La resa cromatica si caratterizza per una tendenza al giallo-verde piuttosto marcata ma non distruttiva né difficile da correggere.
La resa del fuori fuoco a f/1.4 può risultare spigolosa; a partire da f/2 si fa straordinariamente morbida e progressiva, ma il diaframma a 8 lame dritte trasforma gli highlight disc in ottagoni ben definiti già a quest’apertura. La tessitura dello sfocato, grazie all’elevata morbidezza e ai livelli di contrasto particolarmente contenuti, tende a limitare la percezione del dettaglio nelle aree fuori fuoco e a ridurre la profondità di campo percepita.
La resistenza ai riflessi interni è nella media, considerate l’anzianità e le specifiche dell’obiettivo.
La minima distanza di fuoco è di 50 cm, 5 cm più lunga di quella normalmente offerta dai 50mm.
La qualità costruttiva è ottima, un esemplare ben conservato può lavorare perfettamente anche in accoppiata al follow focus, senza bisogno di accortezze particolari. La ghiera della messa a fuoco scorre in maniera fluida e precisa, offrendo un livello di resistenza perfetto sia per il follow focus che per l’utilizzo a mano libera.
Venendo alle note personali trovo che questo ML sia molto interessante per la capacità di esaltare la separazione tra i piani amplificando la tridimensionalità delle immagini. L’effetto è legato al particolare rapporto che l’obiettivo mette in campo tra le aree a fuoco e quelle fuori fuoco.
Rispetto alla controparte Zeiss questo 50/1.4 resta indietro per quanto riguarda la resistenza al flare, il macro contrasto e la risoluzione periferica, ma prevale nel contenimento delle aberrazioni cromatiche. Su Full Frame le cose sono un po’ diverse in quanto l’ottica tedesca cede in misura notevole verso gli ultimi millimetri di copertura mentre lo Yashica, in quest’area, migliora nettamente rispetto ai 3/4 fuori asse, sia in termini di risoluzione che di contrasto, risultando così molto più definito dello Zeiss ai margini della proiezione ottica.
Yashica ML Macro 55/2.8
È uno dei pochi macro f/2.8 dell’era meccanica ed era il più economico tra quelli offerti dai brand principali.
L’obiettivo si allunga tre centimetri per raggiungere la minima distanza di fuoco ma la ghiera della MAF resta in posizione e non limita l’utilizzo di un follow focus. La lente frontale è incassata all’interno barilotto, che quindi funge anche da paraluce. 1:2 è il massimo rapporto di riproduzione ottenibile senza accessori e la corsa di fuoco tra 1 m e infinito, come d’uso tra i macro, è decisamente breve.
Nessuna delle copie testate ha mostrato il minimo problema di wiggle, neppure in accoppiata a un follow focus. Tutte le ghiere della MAF si sono rivelate perfettamente omogenee, precise e ben frizionate.
La qualità ottica è accettabile anche alla piena apertura, sebbene l’aberrazione sferica e un leggero flare comatico, visibili soprattutto alle lunghe distanze di fuoco, conferiscano al fotogramma un contrasto ridotto e una sottile velatura. A bordo immagine la resa è chiaramente meno incisa che al centro ma non precipita. A f/4 si ottiene la piena usabilità a tutto campo, con buoni livelli di contrasto e di risoluzione tanto in macro quanto a infinito. Le aberrazioni cromatiche non rappresentano un problema, persino a f/2.8 e in situazioni estreme è difficile produrre fenomeni di fringing. L’aberrazione cromatica longitudinale emerge con più facilità della laterale ma si mantiene entro margini contenuti sin dalla piena apertura. È invece comune, alla massima apertura e in situazioni di forte controluce, notare del glow, ma è sufficiente chiudere uno stop per annullare il fenomeno. A f/5.6 tutto il fotogramma offre un ottimo livello di nitidezza e di pulizia cromatica. La vignettatura è ben visibile a f/2.8 ma si fa contenuta già a f/4. La distorsione è pressoché nulla.
La restituzione del fuori fuoco è in genere morbidissima e progressiva, si tratta di un obiettivo difficile da mettere in difficoltà in questo senso. Si conferma la tendenza generale degli Yashica ML. Gli highlight disc però assumono forma ellittica già a breve distanza dal centro.
Rispetto al Micro-Nikkor lo Yashica richiede uno stop di chiusura in più per ottenere risultati di pari livello in termini di correzione ottica e si dimostra visibilmente più lungo come focale nonché meno luminoso. La vignettatura del Nikon è molto più contenuta, così come la curvatura di campo alle coniugate brevi. Lo Yashica è insomma una lente di un’altra categoria rispetto al Nikkor, nonostante i due obiettivi vengano oggi commerciati più o meno allo stesso prezzo.
Come lente specifica per la macro, da utilizzare in maniera sporadica, magari chiusa almeno a f/4, questo ML Macro merita di essere considerato. A chi ricerchi elevate prestazioni ottiche e versatilità consiglio invece di passare la mano, a meno che la piena utilizzabilità di un follow focus non rappresenti un requisito vincolante; in questo caso lo Yashica occupa una posizione di spicco tra le ottiche macro del periodo vintage e dimostra sul campo una qualità ottica più che sufficiente nella maggior parte dei casi.